8/10
Dramma psicologico con protagonista Donald Dodd, avvocato sulla quarantina che vive una normale vita da medio-alta borghesia in una cittadina del Connecticut, tra gli anni 60 e 70.
Di ritorno da una festa a casa di un ricco vicino, Donald, la moglie Isabel e gli amici della coppia Ray e Mona si trovano nel bel mezzo di una tormenta di neve. Riescono ad arrivare tutti verso casa dei Dodd ma, dopo aver lasciato la macchina ed essersi diretti verso l'abitazione, Ray, il migliore amico di Donald, risulta disperso.
Ovviamente Donald esce a cercarlo, ma la tormenta è sempre più forte e rumorosa, la visibilità inesistente e, dopo aver trovato la porta del suo fienile, vi si rifugia dentro per un tempo infinito, a rimuginare sugli eventi della serata, una sigaretta dopo l'altra. Alla festa infatti, ha colto il suo migliore amico in atteggiamenti decisamente intimi con l'avvenente moglie del padrone di casa e questo gli fa rimettere in discussione tutte le scelte che lo hanno allontanato da una vita come quella di Ray, nonostante quando erano all'università Ray non primeggiasse. Isabel infatti, è una moglie perfetta, ma forse troppo mite e accondiscendente, soprattutto se confrontata con Mona, decisamente più "donna da letto", sente inoltre di aver messo un po' da parte le sue aspirazioni accontentandosi di un lavoro in uno studio di avvocati di provincia, rispetto al ben più prestigioso ruolo di Ray in una ditta di New York e in generale di non aver mai "osato", non essere mai riuscito a prendere tutto quello che sentiva di meritare.
Dopo un tempo indecifrato ritorna all'interno della casa, dove dice alle due donne di aver fatto il possibile per ritrovare l'amico . Nei giorni successivi torna la corrente, la linea telefonica, le strade si fanno percorribili e finalmente possono iniziare le ricerche dell'uomo disperso. Viene trovato morto in una scarpata, ma sia lo sceriffo sia Isabel, seppur senza dirlo, nutrono quale sospetto.
Donald si sente cambiato, non prova rimorso, consuma quantità sempre maggiori di alcool e decide che deve iniziare a fare un po' quello che gli pare. Raggiunge Mona, tornata a New York, inizialmente con l'intenzione di assisterla a livello legale dopo la dipartita del marito, ma già con l'intenzione di intraprendere con lei una relazione, cosa che fa tranquillamente sotto gli occhi di sua moglie, che però giudica solo con i sui eloquenti sguardi.
La relazione dura per qualche tempo, viene poi interrotta dalla donna la quale ha trovato un nuovo compagno col quale decide di risposarsi. Donald ritorna quindi all'ovile, vede le figlie che negli anni sono cresciute e diventate più adulte e indipendenti e si ritrova nuovamente di fronte agli sguardi della fedele Isabel, contrapposti alla mano, al corpo della provocante Mona.
Non ero innamorato di lei. Non ero innamorato di nessuna donna. Mi accontentavo di Isabel. Peccato che io, alla famiglia, non ci credevo più. Non credevo più a niente. Non credevo più né in me né negli altri. Non avevo più fiducia nell'umanità
È la storia di questo "auto-processo" che Donald si è inflitto, nel quale non si capisce però chi sia infine il vincitore. È valsa la pena mettere a rischio 17 anni di matrimonio alla ricerca di un brivido frutto dell'invidia? Come può un uomo non dover far fronte ai sensi di colpa per non aver potuto impedire la morte di un caro amico? Queste sono le domande alle quali ogni lettore darà la propria risposta
«Va' a lavarti le mani, Donald...». «Non si appoggiano i gomiti sul tavolo...». Quelle frasi non le pronunciava Isabel, ma mia madre. Eppure, per diciassette anni, gli sguardi di Isabel mi avevano detto esattamente la stessa cosa. So che potevo prendermela solo con me stesso, dal momento che l'avevo scelta io. E il bello è che l'avevo scelta apposta.
تعليقات