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La città dei vivi - Nicola Lagioia

Immagine del redattore: daliacrocedaliacroce


9/10


Non attribuiamo i guai di Roma agli eccessi di popolazione. Quando i romani erano solo due, uno uccise l'altro. GIULIO ANDREOTTI

Roma, 2016. Nicola Lagioia ci racconta un fatto di cronaca realmente accaduto e ci apre ai suoi retroscena, ricama tra gli articoli di giornale, gli estratti dai processi e gli interrogatori dei colpevoli e ci permette di immergerci in questa vicenda buia e complessa.

Marco Prato e Manuel Foffo sono due giovani della Roma bene, diversi ma simili nella sensazione di noia e inadeguatezza. Marco è omosessuale, fa il PR e gestisce un locale gay, spesso si traveste da donna per cercare di sedurre i ragazzi etero e spesso parla di sé al femminile, sta anche pensando a un cambio di sesso. È un ragazzo che sa come manipolare le persone che gli sono accanto, fino a fargli fare cose che nemmeno loro avrebbero mai immaginato. Manuel è figlio di un imprenditore, Valter Foffo, che insieme a suo fratello maggiore Roberto, all'ombra del quale ha sempre vissuto, gestisce numerosi ristoranti nella città eterna. Il ragazzo si è sempre sentito schiacciato da questo padre così importante, che ne ha sempre condizionato le scelte, a partire dall'indirizzo universitario e che, dopo poco, l'ha escluso dalla gestione dei ristoranti privilegiando Roberto. Manuel e Marco si incontrano attraverso amici comuni, ma l'unica cosa che in realtà li unisce è la cocaina. Non si conoscono da tanto infatti, quando si incontrano a casa di Manuel, per un festino a base di sesso e droghe, cercano di invitare amici, ma anche i pochi che si presentano rimangono impressionati dallo squallore della situazione e dall'aria morbosa che si respira in quell'appartamento. e se ne allontanano. Marco convince Manuel ad avere dei rapporti sessuali che vengono anche filmati, nonostante Manuel teme possano fungere da strumento di ricatto in quanto lui non vuole figurare come "frocio". Cercano di convincere altre persone a raggiungerli e si presenta Luca Varani, un ragazzo della periferia romana, di classe sociale inferiore, figlio di ambulanti di dolciumi, che Marco conosce come "marchetta". Luca è cronicamente a corto di denaro e da tempo nasconde questa seconda vita alla famiglia e alla fidanzata Marta Gaia.

In questa notte terribile Luca verrà drogato e torturato a lungo, fino a causarne la morte. Manuel e Marco si addormentano che è oramai mattina, dormono con il cadavere nella stessa stanza e al loro risveglio tutto è confuso. Si addossano le colpe a vicenda, così come accadrà per tutta la durata del processo, non si arriverà mai a capire chi ha dato la prima coltellata che ha dato inizio alle sevizie, o l'ultima, quella fatale.

Marco viene ritrovato in una stanza d'hotel, dopo aver tentato il suicidio ingerendo una quantità importante di tranquillanti e ascoltando la sua amata Dalida.

Il resto del romanzo racconta i processi e quello che succede fuori dal carcere, nelle famiglie dalla vittima e dei due colpevoli, chi si trincera dietro lunghi silenzi, chi invece concede interviste e fa ospitate televisive.

La vicenda si conclude con la condanna a 30 anni di Manuel e con il suicidio, questa volta riuscito, di Marco, dopo il trasferimento nel carcere di Velletri.

La straordinarietà di Roma non stava nel richiamo della trascendenza, che solo gli idioti potevano sentire, ma nell'onnipresente consapevolezza che tutto è umano e tutto si corrompe.

È una storia ancora più cruda perché è reale, perché si insinua nelle viscere di questa città piena di contraddizioni, perché mostra che il male si insinua ovunque e chiunque piò rimanervi invischiato.

Il fatto è che a Roma ognuno fa come cazzo gli pare, pensai. I tifosi del Feyenoord entravano ubriachi nella fontana di Trevi e prendevano a bottigliate la Barcaccia del Bernini, a Villa Borghese i vandali decapitavano le statue dei poeti, grandi buste di immondizia volavano da un palazzo all’altro, tutti pisciavano ovunque, un’indulgenza plenaria era nell’aria, e io stesso, che in un’altra città mi sarei fatto scoppiare la vescica, mi ero trovato più di una volta a inumidire le Mura Serviane.

Unica minuscola pecca del romanzo, per me, è l'inserimento di una vicenda di sfruttamento della prostituzione minorile. Un cosiddetto "turista olandese" si reca per l'ennesima volta a Roma e in un piccolo appartamento si fa raggiungere da ragazzini che hanno poco più di 14 anni. Nonostante venga scoperto la fa franca a causa di un vuoto legislativo che condanna d'ufficio la pedofilia nel caso in cui il minore abbia meno di 10 anni, ma su querela della famiglia in caso di età tra i 14 e i 15 anni. Questo uomo sceglie tra le sue vittime ragazzi immigrati, poveri, che in nessun modo potrebbero avere qualcuno che li difenda e riesce perciò a farla franca. Il parallelismo con la vicenda ovviamente c'è, riesce a mostrare ulteriormente come a Roma ciascuno faccia un po' come gli pare, in questa città che ha due papi ma nessun sindaco, la giustizia viene amministrata un po' alla bene e meglio, ma trovo che la storia non sia stata inserita in modo da valorizzarla, ma avrebbe avuto maggior valore fosse stata completamente separata.

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