7,5/10
"E poi: cos'è la mafia?... Una voce anche la mafia: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa..."
Questo breve romanzo di Sciascia, è il capostipite di una letteratura di denuncia sociale che si svilupperà negli anni a seguire.
Ambientato nella non precisata cittadina sicula di S. (perché fatti del genere potrebbero avvenire ovunque), il romanzo si apre con l'omicidio del piccolo imprenditore Salvatore Colasberna, freddato mentre prendeva l'autobus che ogni settimana lo portava a Palermo. Le indagini sono subito ostacolate dall'omertà della gente, di un autobus pieno di persone non resta che il venditore ambulante al di là della strada e chi rimane, come l'autista e il bigliettaio, non ricorda nulla dell'accaduto o dice di non essersene nemmeno reso conto.
Il capitano dei carabinieri al comando dell'operazione è il parmigiano Bellodi, che con una raffinata intelligenza e modi educati "da continentale" cerca di districarsi tra le mezze verità offerte da un informatore. Una seconda scamparsa viene poi collegata all'omicidio, quella del potatore Nicolosi, un possibile contatto tra i gli esecutori e i committenti dell'omicidio che, secondo le ipotesi delle Forze dell'Ordine, potrebbe avere a che fare con delle "offerte di protezione" fatte al Colasberna.
Il nome del capitano Bellodi sarà sulle bocche di molti e risalirà dalla Sicilia a Roma, sulle bocche di politici ai quali risulta scomodo un personaggio come lui, che non ha paura di affrontare le cose di petto e non si presta a nascondere le cose sotto il tappeto attribuendo, come spesso è accaduto, un qualunque "movente passionale" al delitto, perché tanto un amante geloso o un collega invidioso lo si potrebbe trovare ovunque.
Sciascia stesso ha precisato che questo romanzo ha subito un lungo lavoro di sintesi a beneficio della sua efficacia e infatti viene tutt'ora fatto leggere nelle scuole. È il primo libro a parlare apertamente di mafia, aprendo uno spiraglio su tutti gli infiniti legami politici ed economici possibili per questa organizzazione capillare. Famosissimo è il monologo di Don Mariano, che divide le persone in uomini, mezz'uomini, ominicchi, piglianculo, cornuti e quaquaraquà. Quest'ultimo, classificando il capitano Bellodi nella categoria di "uomo", riconosce una dignità al suo avversario, pur sapendo di riuscire comunque, trincerandosi dietro la sua rete di amicizie, a essere superiore alla Giustizia comune, perché tanto ne ha una sua personale.
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