6/10
In questo libro Roberto Saviano parla al sé stesso sedicenne, un ragazzo che frequenta la scuola Diaz e che ha l'energia e la voglia giuste, che ha però bisogno di una guida. In "Gridalo" Saviano ha questa voce un po' paterna, un po' da predicatore che, raccontando le storie di uomini e donne, del presente e del passato, di ingiustizie, torture oevessazioni, vuole piantare un seme nelle nostre menti, vuole dotarci di un paio di occhiali nuovi che ci aiutino a mettere a fuoco la realtà.
Dalle parole dell'autore: "Sono pagine che raccontano di donne e di uomini che hanno deciso di alzare la voce per cercare la verità, per difendere un’idea, per ottenere giustizia. Sono storie di ieri e di oggi, celebri e sconosciute. Sono storie di tutti, e per tutti"
É un libro in cui, come dice Saviano, metà ce la metta l'autore, metà ce la mette il lettore. "Che cosa?" direte. Ci deve mettere la rabbia. É la sana rabbia che dobbiamo provare di fronte alle ingiustizie, di fronte alle libertà violate, la rabbia che si prova davanti all'omertà e il grido del titolo è quello che ciascuno di noi dovrebbe far sentire forte e chiaro, per far capire che nessuno dei nostri diritti dovrà più venir calpestato.
Peccato per il tono un po' pedante, il libro fornisce davvero una fonte ricchissima di spunti, racconta le vite incredibili, leggermente romanzate, di persone come Martin Luther King, Giordano Bruno, Daphne Caruana Galizia, Robert Capa, Jean Seberg, Francesca Cabrini, ma anche le storie di quelle persone che sono senza nome, come i migranti morti nelle acque del mediterraneo, i civili siriani che hanno perso la vita respirando il gas nervino vietato dal protocollo di Ginevra, gli emigranti italiani del secolo scorso, vittime di una società che li voleva inferiori, schiavi illetterati da manovrare agilmente.
Si prova un sincero dolore e una sincera commozione a leggere queste storie. Storie di persone simili a noi, storie di persone come noi, che ci ricordano che le nostre idee, per farle valere, dobbiamo gridarle.
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